8 novembre 2011
Questi play off troppo orizzontali
Quattro turni di campionato rappresentano uno spazio sufficiente per farsi un'idea delle squadre di un raggruppamento. Riguardo al girone A di Promozione, l'impressione è quella di un basket dove chi oggi è più allenato e riesce a correre meglio ha ottime possibilità di vincere le partite.
Estro e talento in diverse squadre non mancano, ma l'impressione è che paghino di più giochi efficaci innescati da un bravo allenatore o una solidità difensiva quantomeno discreta da parte del gruppo. A supporto di questa teoria, il dato oggettivo che, realizzando almeno 70 punti, non una quota stratosferica, si vincerebbero quasi tutte le partite.
Di eccellenti giocatori per la categoria ce ne sono, ma finora, a parte Zamboni, peraltro agevolato dall'essere entrato in un contesto già collaudato come quello della Fulgor Fidenza, nessuno è riuscito a fare davvero la differenza.
Segno che si vince soprattutto col gruppo e con la brillantezza d'azione. Con una difesa compatta e con lo spirito di sacrificio. Oltre che con l'affiatamento. L'impressione è che il fattore campo sia destinato a rappresentare un elemento da tenere in fortissima considerazione, se è vero che, su 24 partite fin qui disputate, soltanto in 5 occasioni le squadre in trasferta hanno potuto festeggiare la vittoria.
In attesa di capire quale sia la vera squadra da battere, anche se oggi tutti gli indizi portano a un Sant'Ilario peraltro favorito da un calendario non impossibile, l'impressione è che la pancia del centro-classifica sia destinata ad ospitare tanti inquilini. Questo perchè, a parte rarissime eccezioni in testa e in coda, le differenze oggi sembrano davvero leggere, destinate a essere assorbite o dal fattore campo o da qualche super prova di qualche giocatore particolarmente ispirato in questa o in quella partita.
Capitolo formula: perchè si permette addirittura a 8 squadre su 12 di partecipare ai play off? Molto semplice: per permettere a tutti di non interrompere il proprio campionato a fine marzo, ma di allungare la stagione. Così facendo, però, una squadra ormai sicura di accedere ai play off, intanto nelle ultime partite di regular season probabilmente e fatalmente non avrà più dentro il sacro fuoco, perchè distratta dalle gare, ben più importanti, che verranno.
In più, l'unico, concreto vantaggio di arrivare primi o ottavi sta nel fattore campo dell'eventuale bella. Troppo poco, perchè magari la prima della regular season chiude a 36 punti e l'ottava con la metà di quel bottino. Insomma, la festa sembra troppo allargata. E allora? Proposta, un po' più complicata di questa formula, ma senz'altro più meritocratica.
Sempre 16 squadre ai play off, ma con alcune variazioni d'ingresso. Al primo turno accedono 8 squadre, dalla quinta all'ottava di ognuno dei due gironi. Eliminazione diretta (magari con partite di andata e ritorno, con differenza canestri), ne passano 4, che nel secondo turno vanno a sfidare le 4 classificate al terzo e al quarto posto in regular season. Vanno avanti in 4, che vanno a sfidare le prime 4 della regular season, il cui vantaggio sarebbe quello di entrare in scena al terzo turno. E così via, fino alla finale.
L'unico, autentico aggiustamento da apportare, sarebbe quello di ridurre i tempi di attesa di chi è arrivato davanti. Come? Giocando nei primi turni una partita ogni 4-5 giorni, invece che una alla settimana.
Diego Alberto Principe
________________________________________________________
19 agosto 2011
Ma è Promozione o Nba?
Le conseguenze del lockout invadono la pianura padana: aiuto!!!!
Tempo di angurie, tempo di ghiaccioli, tempo di mercato. Quello di Piazza Duomo, ma pure quello del basket. Sotto a ogni latitudine cestistica. Capita che la matricola del campionato di Promozione si tuffi nella piscina del mercato per mettere in piedi una squadretta agile per difendere il titolo conquistato coi denti e con l'orgoglio in una notte di maggio, dopo aver sudato tutte le camicie dell'armadio, di fronte agli altrettanto orgogliosi biancoverdi di Cortemaggiore.
Capita di fare dieci, cento sondaggi, col telefonino rovente, con sms che partono e arrivano con la frequenza dei treni alla stazione Termini. Capita che, dopo qualche settimana, ti metti al tavolino, fai due calcoli, tiri le somme e scopri che l'operazione salvezza ti costerà più o meno come raggiungere la semifinale della Nba. Tutto questo se calassi le braghe di fronte alle richieste di giocatorotti di paese che, folgorati da mistiche apparizioni oltreoceaniche, ti sparano quelli che loro chiamano rimborsi e che nella quotidianità sono veri e propri stipendi part time per gente che magari si fa quattro ore di treno e sta in ballo dieci ore al giorno.
"Perchè sai, se mi prendo l'impegno, me lo voglio prendere fino in fondo". Guarda, caro giocatore che passi le tue giornate a spolverare la tua bacheca straripante di trofei, che io provo faticosamente, e "a gratis", a fare il dirigente di basket, non faccio rapine in gioiellerie o nelle filiali delle banche.
Ci credo poi che le società saltino come tappi nella notte di Capodanno e che, all'atto delle iscrizioni, il pianto greco parta in automatico.
Buon senso, please. Se io come dirigente mi devo sbattere per far quadrare i conti, perchè tu, caro giocatore, devi venire in casa mia a fumarti i sigari più costosi alla faccia mia, magari lamentandoti pure perchè le docce non sono bollenti e il fondo della palestra maltratta i tuoi preziosi tendini?
Tu vieni pure in casa mia, sei il benvenuto, ma solo se capisci che tra la nostra Promozioncina, che ci costa un occhio per la prima rata d'iscrizione e un rene per la seconda, e la Nba saltata per aria perchè tutti vogliono una fetta più grossa, c'è una certa differenza. Che tu non ti devi mai togliere dalla mente.
Proviamo tutti ad aggrapparci al buon senso, altrimenti qui nel giro di qualche anno andremo a giocare al campetto, perchè in palestra, sotto a Nba e serie A, non ci sarà più nulla.
Diego Alberto Principe